Facciamo così: vediamo questo articolo introduttivo come una guida alla guida. Questo non è un corso privato da millemila euro gestito da editor professionisti: ma da una che scrive da quando aveva 12 anni e qualcosa in questo lasso di tempo potrebbe averlo imparato.
Cosa non è questa serie
Questa serie non vi aiuterà a scrivere un bestseller, non vi aiuterà a scrivere qualcosa di pubblicabile (non mi occuperò della parte di marketing o dei generi che vanno di moda in questo momento), non vi aiuterà a diventare ricchi. Però questa serie non è nemmeno scoraggiante, incomprensibile, costosa, gestita da persone con un ego smisurato. Non vi consiglieremo software costosi o altro.
Cosa è questa serie
Questa serie nasce perché mi piacerebbe aiutare la gente a interessarsi al mio hobby, che è anche lo scopo di Dilettantismi in sé. Ho parlato con varie persone che mi hanno chiesto da che parte incominciare e ho progettato una serie di articoli che coprono le basi della tecnica di narrativa e vi aiuteranno a progettare un racconto o un romanzo, a capire da soli se un’idea funziona o no, come migliorare passo a passo la tecnica. Ovvero: fare un buon lavoro. Solo che io per arrivarci ci ho messo 10 anni, voi potete metterci (si spera!) qualcosa in meno.
In particolare voglio prendervi piano e guidarvi attraverso le varie “fasi” della narrativa e di cosa è costituito un qualsiasi lavoro letterario, partendo dal presupposto che non se sappiate niente.
Cosa vi serve per scrivere?
Qui elenco le cose che consiglio di avere o procurarvi in qualche maniera.
Cancelleria
Io mi porto sempre a dietro un taccuino o un quadernino e una penna.
Questo perché sappiamo tutti che un’idea viene e quando viene io consiglio di trascriverla subito su carta, se è questo il formato che preferite. Altrimenti l’app note del telefono andrà benissimo.
Poi vi consiglio un calendario. Perché? Perché è importante darsi degli obiettivi realistici e uno dei modi più efficaci in generale è suddividere il lavoro per giorni. Non serve un calendario ultracostoso, basta tranquillamente quello che si appende di fianco al frigorifero o uno di quelli che si trovano gratis su internet. Però stampatelo. Anche un calendario digitale (ad esempio Google Calendar) andrà bene.
Tecnologia
Sì, so che c’è gente che scrive a mano. Io detesto farlo perché la mia grafia è tremenda e perderei i fogli.
Se lo avete a disposizione consiglio la classica suite office. Per cominciare va benissimo. Altrimenti Google Documents è un’ottima alternativa, insieme ai vari LibreOffice, OpenOffice eccetera.
Se usate office o un qualsiasi versione gratuita il mio consiglio è di salvare tutto su un cloud, in maniera che se il PC dovesse andare a fuoco il lavoro rimarrebbe intatto. Dropbox è gratuito fino a 5 GB e bastano e avanzano.
Un altro consiglio è quello di impostare l’autosalvataggio in maniera che salvi automaticamente il file ogni 5 minuti. Questo per evitare il classico “oh no ho chiuso il documento e non ho salvato, adesso che faccio”? (In questo caso si fruga nella cartella Temp – quella dei file temporanei- e sicuramente ci sarà almeno una parte del lavoro).
Mentalità
Ebbene.
- Nessuno scriverà la tua storia al posto tuo. Insieme ad un passaggio de “Il Maestro e Margherita” (il primo confronto tra Ivan e il Maestro, dove Ivan giura di non scrivere più poesie), è stato a lungo appeso vicino alla mia scrivania.
Questo è per ricordarsi che nonostante tutto devo fare io il mio lavoro. Incredibilmente, molti se ne dimenticano. - Le prime cose che scriverete saranno beh… discutibili. Questo è normale, va bene e non c’è niente di male. Nessuno nasce imparato.
- Insieme al punto 2 ho un consiglio molto importante: non buttare via niente. Anche le scene tagliate possono tornare utili (ad esempio in fase di editing), e i primi racconti potranno essere rimaneggiati successivamente.
- Imparare una skill richiede impegno costante. Siete sicuri di averlo? In genere il consiglio (con cui concordo almeno in linea generale)è di dedicarsi alla scrittura tutti i giorni, almeno una mezz’ora. Ce lo avete questo tempo?
- Perché non puoi fare il regista senza guardare film -> Ho dedicato un intero articolo a questo punto per degli ottimi motivi.
Si parte dal principio…
Io ho problemi a seguire le istruzioni, quindi se qualcuno mi dicesse di trasformare un’idea che occupa una riga di un taccuino a6 in un romanzo di 300 pagine mi verrebbe da stare male.
Ora vi mostro il mio processo creativo passo per passo. Ogni punto trattato sarà oggetto di un approfondimento: questa è la guida “for dummies” semplificata. L’obiettivo deve essere capire come ricavare una storia da un’idea e mettere giù le prime righe e magari anche finire il vostro primo racconto.
Brainstorming
Ebbene sì. Il primo passo è raggruppare le idee. Quindi prendiamo quella idea di una riga o due e proviamo ad espanderla un pochino. In questo frangente vale sempre la regola di non buttare via niente o scartare cose perché “troppo assurde”. Le idee vanno per associazione, quindi anche da un’idea assurda possono nascere racconti o romanzi che funzionano.
Facciamo un esempio pratico. Oggi ho annotato “Un vecchietto che ruba un pacco di biscotti”.
E incominciamo con le domande.
Chi è questo vecchietto? Beh, potrebbe chiamarsi Ernesto, o Gianluca o Santiago. Potrebbe avere 80 anni, i capelli bianchi radi, indossare un maglione marrone che sarebbe sembrato vecchio in un museo. Oppure potrebbe avere vent’anni e chiamarsi Andrea. O cinquanta e chiamarsi Enrico. Non so. Nel frattempo mettiamo in saccoccia tutte queste informazioni, anche se contrastanti tra di loro.
Perché? Magari perché un demone gli ha ordinato di farlo altrimenti… Cosa? Il suo gatto verrà trasformato in slime.
Il risultato è che abbiamo:
- Un personaggio e delle caratteristiche basilari che ci aiutano già a impostare un profilo;
- Una situazione che ci aiuta a impostare la scena e la trama;
- Un perché che inciderà sulla trama e sulle azioni del personaggio.
Ho tralasciato le domande “quando” e “dove”, che sono importanti ugualmente.
Il punto che mi preme sottolineare è: non abbiate paura, tanto la risposta assurda (come quella del vecchietto che in realtà ha vent’anni) può essere scartata. E altre buone idee potranno essere riciclate in altra maniera.
“E se…” + “E quindi”?
Al di fuori della fase di brainstorming le domande che vi farete più spesso sono due.
L’ “e quindi?” è quella che vi serve per stabilire se un particolare elemento della trama sta diventando ridondante, non ha abbastanza presa (dopotutto se ti trovi a dire “e quindi” vuol dire che quella cosa non è rilevante), o è illogica e scollegata dalla situazione.
L’ “e se…” per molti è il punto di partenza. Non necessariamente il mio, ma potrebbe essere il vostro. Lo trovo molto utile per sbloccarsi: se una scena mi risulta particolarmente noiosa quello che faccio è far succedere la cosa opposta in maniera da creare un po’ di tensione.
Tornando al brainstorming
Dopo un po’ (quanto tempo? Non saprei: dipende) avrete abbastanza informazioni da poter scegliere. Di che cosa parlerà il nostro racconto? Quanto sarà lungo?
La quantità di informazioni che avrete scelto non va “buttata” sulla pagina senza pensare, anzi la maggior parte delle volte avrete più informazioni di quelle che verranno esplicitate al lettore e va bene così.
Riordinare le idee
Ora che avete un personaggio, una bozza di trama, una situazione, un luogo e una serie di informazioni cerchiamo un po’ di metterle in ordine. Ci sono vari metodi utilizzabili: la lavagna bianca, i cartoncini su cui scrivere gli eventi da riordinare, ci sono anche dei software che permettono di fare ciò.
Ma un foglio di carta qualsiasi dovrebbe bastare per le prime volte. In questa parte del lavoro bisogna eliminare dalla scena le opzioni scartate e dare un senso logico alle informazioni che abbiamo scelto. Anche qui, è probabile ci sia un’altra cernita e che magari quella scena fighissima che nel film tratto dal vostro romanzo ci starebbe benissimo con il vostro attore o attrice preferito non verrà inserita. Capita. Sempre.
Le cose in generale hanno un inizio, uno svolgimento e una fine. In genere la parte più difficoltosa da scrivere è proprio lo svolgimento. Qui c’è un mio articolo su come individuare i problemi di svolgimento.
Il passo successivo è individuare l’inizio. Io direi che è la situazione (anche se Quentin Tarantino avrebbe molto da ridire su questo. Ma fun fact: anche lui segue la struttura a tre atti). Nel nostro inizio però dobbiamo anche dare elementi al lettore per inquadrare la situazione: quindi ci inseriamo anche riferimenti al dove e al quando.
L’inizio porterà come conseguenza lo svolgimento, quindi: cosa decide di fare il nostro personaggio? Ruberà la confezione di biscotti? Noterete che una domanda porterà a un’altra domanda fino a quando il personaggio non dovrà affrontare le conseguenze delle sue azioni, cioè la conclusione. La tendenza può essere di portare gli eventi all’infinito: ma ricordate che una storia è andare da un punto A a un punto B.
La conclusione per essere soddisfacente deve rispondere a eventuali domande lasciate aperte (magari esplicitiamo perché il nostro demone ha rapito proprio il gatto del nostro Ernesto invece che quello del vicino di casa).
Questa è una versione molto edulcorata di quella che è denominata “struttura a tre atti”, ma ci arriveremo in seguito, come ai casi particolari (rimanderei in questo caso al podcast sul conflitto). Per ora, per iniziare a fare qualcosa direi che è perfetto.
Scrivere!
Ora che abbiamo delle idee, sappiamo di chi e cosa parlare possiamo iniziare a buttare giù due righe. Anche qui: come?
La cosa più semplice è la struttura classica: quindi partiamo descrivendo l’ambiente, ci focalizziamo sul personaggio (aggiungendo eventuali pensieri o dialoghi) e poi presentiamo la situazione e così via.
Questo è solo uno dei modi in cui si può strutturare la scena, ma per un beginner è perfetto: sia perché ti costringe a scrivere delle descrizioni (che all’inizio non saranno molto facili), poi perché obbliga a seguire un ordine logico facile e intuitivo.
Conclusioni
Quindi se le mie istruzioni sono state chiare avrete appena prodotto il vostro primo racconto! Quello che ho descritto qui è un insieme di linee guida generali. Dietro a una buona storia in realtà c’è di più di un’idea intelligente: ad esempio le tematiche (da non confondere con la morale), c’è molto studio su come e quando rivelare i pezzi di storia, ci sono i tropi, ci sono le considerazioni sul genere che si sta cercando di scrivere e bla bla bla. Ma per ora concentrarsi sul trasformare qualcosa di vago in qualcosa di concreto renderà più semplice applicare poi le altre tecniche.
E alla prossima!