Uno dei problemi più comuni che si riscontrano nello sviluppare un racconto lungo o un romanzo è “cosa ci scrivo in mezzo”? Quella che chiamo “la terra di mezzo” infatti è a detta di chiunque la parte più difficile da scrivere.
Oggi esamineremo in dettaglio “il mezzo”.
Ok, ma cos’è sto “mezzo”?
Il “mezzo” ha un nome specifico in realtà: secondo atto. Nella narrativa moderna, specialmente nelle sceneggiature, si utilizza un paradigma:

Questo paradigma è la “struttura drammatica a tre atti”, dove nello specifico:
- Atto 1°: Il primo atto è dove conosciamo il/la protagonista, le sue circostanze (sia normali che straordinarie), il mondo che abita, i suoi valori, i suoi desideri e le sue paure. È l’inizio della storia e in genere occupa il primo quarto. Conosciamo anche l’eventuale antagonista e la sfida che il/la protagonista deve trovarsi ad affrontare.
- Atto 2°: Il secondo atto è la parte più corposa della storia. In genere viene divisa in due: abbiamo una prima parte dove il/la protagonista ha a che fare con le conseguenze del primo atto, un evento particolare e clamoroso nel mezzo (midpoint)e una seconda parte dove il/la protagonista agisce in conseguenza di quel midpoint. Casino eh? Datemi qualche riga e mi spiego meglio. Il secondo atto complessivamente occupa la metà della storia.
- Atto 3°: Il terzo atto è la fine. Occupa circa un quarto della storia. Comprende il climax e l’epilogo.
La maggior parte di chi si appresta a scrivere qualcosa di più lungo in genere ha le idee chiare sull’inizio e sulla fine, e arrivato poco oltre l’inizio, più o meno dopo aver messo sul tavolo personaggi, motivazioni e ambientazione ci si trova a non sapere più cosa fare e come condurre quel bagaglio al finale che ci si è immaginato.
Perché pianificare la propria storia?
Facciamo un passo indietro per andare avanti. Il non sapere cosa scrivere “nel mezzo” (che userò come sinonimo di secondo atto, ma dipendentemente dal vostro caso specifico i problemi potrebbero sorgere prima o dopo l’inizio effettivo del secondo atto) ha una serie di conseguenze sulla riuscita della storia. Avete presente Dante, no? “Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai in una selva oscura/che la dritta via era smarrita…”. C’è un modo molto semplice (che sarà oggetto di un altro articolo perché altrimenti questo stesso post diventa un romanzo in sette parti) per ovviare al problema: pianificare la storia prima di scriverla.
Ma se pianifico prima poi uccido la creatività! Ma i miei personaggi fanno quello che vogliono! E poi mi stanco! Uffa!
No. Mettiamo da parte per un po’ le scuse. L’obiettivo è piagnucolare o finire la storia?
Perché esiste una (delle tante, non sto dicendo che questa sia l’unica eh) soluzione.
Il paradigma non ti dice né il cosa né il come scriverlo: ti dice solo come radunare il cosa e il come in maniera che abbia senso per voi e per chi vi legge. Ed è per questo che viene usato in tutto il mondo: funziona.
Pianificare è solo parte del processo. Ma è importante, specialmente se scrivete romanzi perché:
- Aiuta a scovare problemi nel ritmo prima di aver scritto una sola riga e quindi non rischiate di scrivere un romance con un pacing da film d’azione (sì, è una storia vera);
- Permette di individuare buchi di trama senza dover sborsare migliaia di euro per un editor o subire le ire altrui;
- Avere una lista ordinata delle proprie idee, sempre consultabile e modificabile e avere un feedback immediato senza aspettare di aver scritto migliaia di parole è un ottimo modo per non imbattersi nel “blocco dello scrittore”;
- Permette di chiedere a chi vi segue nella scrittura un feedback sulla trama e sui temi trattati prima di aver scritto.
In poche parole salva un casino di tempo. Fate conto che, tornando all’aneddoto del punto 1, la prima versione dell’elenco delle scene aveva 26 punti. L’elenco che sto usando per il secondo giro di editing ne ha 63. Ho potuto aggiungere delle scene e valutare la coerenza del testo senza dover scrivere parole su parole: è bastato un foglio di carta. Come farlo in particolare ne parleremo prossimamente, ma vi basti sapere che c’è una soluzione ai vostri problemi. E di più: è semplice e gratis. Perché non provare?
Come faccio a sapere di avere un problema “nel mezzo”?
Questa è una buona domanda, anche se sembra ovvia la risposta. È anche complicato rispondere in maniera generale, ma ci proverò lo stesso. In generale (almeno nella mia esperienza “da entrambe le parti”) i problemi di “mezzo” sono:
- Relazioni che si sviluppano all’improvviso (es. instalove);
- Personaggi che reagiscono e reagiscono e reagiscono senza prendere in mano la situazione;
- Personaggi che fanno cose che pur essendo collegate tra di loro sembrano non condurre da nessuna parte;
- Avvenimenti che si susseguono uno dopo l’altro senza che ci sia un’escalation o che essi abbiano una direzione o uno scopo;
- Cose che vengono nominate (personaggi, luoghi, oggetti…) per poi finire nel dimenticatoio appena ci si accorge di non poterceli infilare tutti;
- Premesse che non concordano sulla conclusione (Es. un libro che sembra voler trattare di certe tematiche e poi finisce per argomentare per la tesi opposta);
- Noia mortale;
- Difficoltà a seguire gli avvenimenti (proprio perché sembrano non avere una direzione);
- Buchi di trama;
- Improvvisa voglia di scrivere descrizioni ultradettagliate per qualsiasi cosa;
- Salti temporali frequenti;
- Protagonista che scompare rispetto ai personaggi secondari…
Questi sono solo alcuni esempi che denotano una mancanza di pianificazione nel testo. Non serve fare esempi: abbiamo tutti prima o poi letto o visto qualcosa che insomma… non funzionava. Spesso è anche difficile individuare questo tipo di problemi, anche perché al finale spesso non ci si arriva. Se qualcosa è noioso o non si riesce a comprendere è umano e comprensibile voler chiudere tutto e andare a fare qualcosa di più utile con la propria vita.
Come faccio a risolvere il problema “nel mezzo?”
Anche questa è una domanda a cui è difficile rispondere in generale: bisogna valutare caso per caso. In generale la prima cosa da fare è rivalutare insieme alla lista degli avvenimenti l’equilibrio tra le parti e vedere dove stona. Ve ne accorgerete leggendo solo la lista precompilata (ma rileggere tutto il racconto/romanzo funziona uguale). Il problema principale di questo problema (pun intended) è che è difficile accorgersene prima di aver finito almeno la prima parte. Poi si inizia a brancolare nel buio con sensazioni da “oddio adesso che ci metto qui”, poi c’è la disperazione.
Se si arriva al punto di accorgersi di avere questo problema nella mia esperienza è anche facile rendersi conto cosa si è sbagliato e ci si può lavorare sopra.
Ci sono degli avvenimenti che sono “troppo facili”? Beh, complichiamoli espandendo un po’. Invece che occupare solo due scene l’evento X può occuparne 4 perché i protagonisti non riescono a parlarsi di Quella Cosa Importantissima Che Giuro Avrei Voluto Dire Ma No, quindi litigano e devono fare pace.
Manca il respiro dopo aver letto il tutto? Aggiungere delle scene di riflessione è un’ottima cosa. No, la soluzione non è sempre tagliare, per inciso.
Eccetera eccetera. Con tutta probabilità dovrete anche editare la parte già scritta per far fluire meglio le scene nuove, ma dopo aver espanso un intero romanzo posso garantirvi che è fattibile.
Ma è frustrante. Ma se avessimo voluto fare qualcosa di sensato con le nostre vite avremmo hobby più immediati. E invece no.
Non ho più idee! Dove le trovo?
Ok, questo è un problema serio. E me ne rendo conto. Arrivi ad un certo punto che non sai più cosa scrivere. Lo capisco che fa schifo. Io in genere faccio tre cose:
- Mi guardo dei film o leggo dei libri che trattano le stesse tematiche di quello che sto scrivendo o che abbiano in comune degli elementi particolari;
- Vado a leggermi storie fasulle e assurde da Reddit o Tumblr (sono grandi fonti di ispirazione: le persone protette dall’anonimato dicono di tutto, anche cose che non ammetterebbero mai in altre circostanze), ma basta anche Google o Tv Tropes;
- Rileggo quello che ho fatto fin’ora e faccio prendere al personaggio la decisione opposta.
Di come reperire idee forse ne parleremo in altra sede, per ora accontentatevi di questo mini schemino perché questo articolo è già lungo e ho il plug-in del SEO che mi guarda male. Ci sono comunque dei casi in cui la storia non può essere sviluppata in questa maniera o perché ha un andamento non-lineare o perché è una storia descrittiva. E va bene così in quei casi… Oppure è una di quelle storie a vicolo cieco. Ma anche questo è un argomento per un altro post.
Conclusione
Beh. Ora che avete speso una decina di minuti a leggere questo post riassumo i punti fondamentali:
È molto comune avere problemi nella stesura del secondo atto (“il mezzo”) della storia, è difficile accorgersene ma in compenso i “sintomi” sono ovvi.
Avere una lista delle cose da scrivere prima di iniziare aiuta a non perdersi nel “mezzo” e a prevenire questi problemi prima di dover modificare tutta la storia;
È anche facile trovarsi senza idee e qui sopra ci sono dei suggerimenti utili a dove reperirle. E voi dove reperite altre idee?